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2019_07_08_193712Sergio Luzzatto, docente di storia moderna all’Università di Torino, smette i panni accademici per vestire quelli giornalistici e consegnarci una intrigante, dettagliata descrizione delle vicende terrene di Marino Massimo De Caro, balzato alla ribalta mediatica come “saccheggiatore” di libri antichi, truffatore talvolta geniale, falsario e ladro, faccendiere abile a muoversi in ogni ambiente, da quelli politici a quelli vaticani. Per marcare la personalità del suo spregiudicato impostore, Luzzatto lo battezza “Max Fox”, alludendo al Bud Fox arrampicatore di borsa protagonista del film Wall Street.

La diabolicità anche “artigianale” del personaggio trova il suo culmine nella realizzazione di una falsa copia del Sidereus Nuncius pubblicato da Galileo Galilei nel 1610, copia che De Caro fa certificare come originale da illustri esperti internazionali e vende sul mercato statunitense per oltre 400.000 dollari. Divenuto consulente del Ministro Beni Culturali Giancarlo Galan, ottiene di essere nominato direttore della celebre biblioteca dei Girolamini di Napoli. Qui, dopo averla fatta franca per anni, esagera; sottrae a quei nobili scaffali cari a Giambattista Vico più di duemila preziosi volumi antichi e li immette in uno sporco giro d’affari milionario. Capace da sempre di crearsi una rete di interlocutori potenti e complici, dal 2001 De Caro era entrato in rapporto con il senatore Marcello Dell’Utri, eminenza grigia di Berlusconi e come tale colonna di Forza Italia, ma altresì collezionista librario di alto livello e ideatore-animatore della meneghina Mostra del libro antico. Nel senatore il nostro De Caro trova il modello eccellente per il suo bisogno di “fare affari” contrabbandati (è il caso di dirlo) per “amore” per i libri.

La bibliocleptomania è connaturata alla bibliofilia, non c’è alcun autentico appassionato di libri che non abbia subìto la tentazione di rubarne almeno uno, ma in genere la molla è un patologico istinto al possesso dell’oggetto-libro, che naturalmente può essere dominato razionalmente. Per De Caro si tratta invece di una irrefrenabile attitudine a delinquere, mascherata da passione culturale. Per descrivere la sua disprezzabile amoralità, basta citare il fatto che tra i suoi crimini contro la Girolamini c’è anche l’aver strappato numerose singole pagine da codici antichi, un atto che ogni bibliofilo degno di questo nome punirebbe con l’amputazione di entrambe le mani.

A partire dal marzo 2012 il mondo di De Caro si sgretola; l’esplosione dello scandalo della Girolamini, a poco a poco consente alla magistratura di riportare tutti i nodi al pettine. Il nostro subisce processi e condanne, e tuttora è un detenuto domiciliare non certo pentito.

Questo saggio di Luzzatto è dunque una lettura interessante; ci informa su come affascinanti volumi cinque-seicenteschi possano essere usati per le nefandezze degli Affari e del Potere, ma naturalmente non inficia i nostri sentimenti di bibliofili.