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Manguel, saggista e romanziere, nato a Buenos Aires nel 1949, fece nientemeno che il lettore ad alta voce per Borges ormai cieco. In questo saggio percorre un’affascinante storia del libro dal punto di vista del “lettore”. Cito alcuni passi di Manguel testualmente.

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Noi tutti leggiamo noi stessi e il mondo intorno a noi per intravedere cosa e dove siamo. Leggiamo per capire, o per iniziare a capire. Non possiamo fare a meno di leggere. Leggere, quasi come respirare, è la nostra funzione essenziale. La lettura precede la scrittura. – La stampa ci ha dato l’illusione che tutti i lettori del Don Chisciotte stiano leggendo lo stesso libro. Per me, ancora oggi, è come se l’invenzione della stampa non fosse mai esistita, e ogni copia di un libro resta unica come la fenice. – Non sono solo i governi totalitari ad aver paura della lettura. I lettori sono malvisti nei cortili delle scuole e nelle stanze chiuse quanto negli uffici statali e nelle prigioni. Quasi ovunque, la comunità dei lettori gode di un’ambigua reputazione, che le deriva dall’autorità acquisita e dalla percezione del suo potere. 2019-08-13_183857

Gli occhi che esplorano la pagina, la lingua immobile: è così che descriverei un lettore di oggi, seduto con un libro in un caffè. Il lettore è diventato sordo e cieco al mondo. Nessuno si meraviglia della sua concentrazione. Benché si possano rintracciare esempi di lettura silenziosa anche in tempi remoti, questo modo di leggere non divenne abituale in Occidente fino al X secolo. – Le parole scritte, fin dai tempi delle prime tavolette sumere, erano intese per essere pronunciate ad alta voce, perché quei segni recavano implicita una sorta di anima, che era il loro suono. La frase classica verba volant, scripta manent -che ai giorni nostri è passata a significare “ciò che è scritto rimane, ciò che è detto svanisce nell’aria”- esprimeva l’esatto opposto; fu coniata in lode della parola pronunciata ad alta voce. Le lingue originarie della Bibbia -ebraico e aramaico- non facevano differenza fra l’azione di leggere e l’azione di parlare; definivano entrambe con la stessa parola. – Il giurista e teologo Abu Hamid Muhammad al-Gazhali [1100 d.C.] stabilì una serie di regole per lo studio del Corano, in cui la lettura e il suo ascolto diventano parte dell’atto religioso stesso. – Fino al Medioevo inoltrato, gli scrittori presumevano che i loro lettori avrebbero ascoltato e non semplicemente guardato il testo, come del resto essi stessi pronunciavano ad alta voce le parole che andavano scrivendo. – L’antica scrittura su rotoli -che non separava le parole né distingueva tra maiuscole e minuscole, e non usava punteggiatura- era concepita a uso di chi era abituato a leggere ad alta voce. – Fu Giulio Cesare il primo a dividere un rotolo in tante pagine, per mandare messaggi alle sue truppe. I primi cristiani adottarono il codice trovandolo molto più adatto del rotolo a essere nascosto tra le vesti. – Con la lettura silenziosa il lettore poteva finalmente stabilire un rapporto assoluto con il libro e le parole. – Il testo stesso, protetto dalla sua copertina, diventava possesso del lettore, una sua conoscenza intima, dovunque egli fosse. La lettura silenziosa permette un rapporto senza testimoni fra il libro e il lettore. – Nel 1519 il teologo cattolico Silvester Prierias aveva stabilito che il libro su cui la Chiesa si fondava doveva rimanere un mistero, interpretato solo mediante l’autorità e il potere del Papa. Gli eretici sostenevano invece che ognuno aveva il diritto di leggere la parola di Dio da solo, senza suggeritori o intermediari.

A metà del Quattrocento, almeno in una scuola umanistica, la lettura stava gradualmente diventando responsabilità personale di ogni singolo lettore. In precedenza, varie autorità -traduttori, commentatori, annotatori, glossatori, catalogatori, antologisti, censori, canonisti- avevano stabilito gerarchie ufficiali e attribuito intenzioni alle opere. Ora il lettore era invitato a leggere per sé, e talora a determinarne da solo valore e significato alla luce di quelle autorità.

Nel 1316, in una lettera a Cangrande della Scala rimasta famosa Dante sosteneva che per ogni testo esistono almeno due letture, “perché noi otteniamo un significato dalla sua lettera, e un altro da ciò che quella lettera significa; e il primo è chiamato letterale, mentre il secondo allegorico o mistico”. – Per poter leggere al di là della superficie, il lettore dovrebbe sapere qualcosa di più sulla stesura del testo, sullo sfondo storico, sulla terminologia, e anche su quella cosa misteriosissima che Tommaso d’Aquino chiamava quem auctor intendit, le intenzioni dell’autore. – Il Talmud fu elaborato per preservare le varie letture stratificatesi nel corso di molte centinaia di anni. Un’edizione canonica del Talmud fu stampata a Vilna nel tardo Ottocento. – “I limiti dell’interpretazione”, dice Umberto Eco con molto senso pratico, “coincidono con i diritti del testo”.

Verso il 529 Benedetto aveva fondato un monastero a Montecassino e aveva stilato una serie di regole per i suoi monaci. Benedetto decretò che la lettura doveva essere parte essenziale della vita monastica quotidiana. “E dovrà regnare il più assoluto silenzio nel refettorio, affinché nessun bisbiglio o voce impedisca di udire la lettura”. Anche per i laici, nel Medioevo, riunirsi per ascoltare una lettura divenne un uso comune e necessario. – Agli inizi dell’Ottocento, quando l’idea che una donna potesse farsi una cultura faceva ancora aggrottare la fronte, ascoltare una lettura divenne una maniera di studiare socialmente accettata.

Col mutare dei tempi e dei luoghi muta anche l’aspetto dei libri. I vantaggi del codice non potevano non prevalere; attorno al 400 d.C. il papiro era stato praticamente abbandonato, e la maggior parte dei libri aveva assunto la forma di blocchi di fogli rettangolari rilegati. Piegata una volta, la pergamena dava il formato detto in folio, due volte, in quarto; tre volte, in ottavo. – Poiché gran parte della vita dell’europeo medioevale era impegnata in devozioni religiose, non sorprende che uno dei libri più diffusi dell’epoca fosse un libro di preghiere, o Libro d’Ore. Attorno al V secolo, la Chiesa cominciò a produrre enormi volumi per il servizio religioso: messali, corali, antifonari, che aperti su un leggio in mezzo al coro permettevano ai lettori di seguire le parole o le note musicali con la facilità con cui avrebbero letto un’iscrizione su un monumento. Erano libri da leggere a distanza, scoraggiando ogni lettura personale e ogni senso di possesso privato. – Gli effetti dell’invenzione di                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Gutenberg [metà Quattrocento] furono immediati e clamorosi: i lettori ne colsero subito gli enormi vantaggi, la rapidità di esecuzione, l’uniformità dei testi e il costo relativamente basso. Solo pochi anni dopo la stampa della prima Bibbia, l’Europa era costellata di tipografie. Ma una produzione meno costosa e più rapida significava che molte più persone potevano acquistare libri per il loro uso personale. I successori di Gutenberg cominciarono a produrre libri più piccoli, tascabili. – Verso la metà del Cinquecento, un lettore poteva scegliere fra otto milioni di libri stampati. – Nell’Europa sei-settecentesca, la lettura era una cerimonia che si svolgeva all’interno, fra le mura di una biblioteca pubblica o privata. Nell’Inghilterra ottocentesca, lo sviluppo delle ferrovie spinse la borghesia agiata a viaggiare molto; e i viaggiatori che amavano leggere scoprirono il bisogno di disporre di libri adeguati per contenuto e dimensioni.

Spesso il piacere della lettura dipende in gran parte dalla comodità fisica del lettore. Confessava Marguerite Duras: “Bisognerebbe leggere con la luce elettrica che illumina solo la pagina, in una stanza in penombra”.

Nel rapporto fra scrittore e lettore è implicito uno stupefacente paradosso: creando il ruolo del lettore, lo scrittore decreta anche la propria morte, perché una volta finita la stesura del testo lo scrittore può ritirarsi, cessare di esistere. Finché lo scrittore rimane presente, il testo rimane incompleto. Solo quando un occhio si posa sul testo esso assume una vita attiva. La lettura è l’apoteosi della scrittura.

Il numero dei libri immagazzinati nella biblioteca di Alessandria rendeva impossibile al singolo lettore trovare il titolo desiderato. Callimaco di Cirene affrontò l’arduo compito di catalogare la sterminata biblioteca. Catalogare è un mestiere antico: sono state ritrovate tracce di questi “ordinatori dell’universo”, come li chiamavano i sumeri, fra i resti delle biblioteche perdute. Con Callimaco la biblioteca divenne uno spazio organizzato per la lettura. La Biblioteca di Alessandria e i suoi cataloghi furono presi a modello dapprima dalle biblioteche di Roma imperiale, poi da quelle dell’Oriente bizantino e infine da quelle dell’Europa cristiana.

Persino il testo ritenuto più infallibile di ogni altro -la Parola di Dio stesso, la Bibbia- subì una lunga serie di trasformazioni nelle mani dei successivi lettori. In questa molteplicità di Bibbie qualcuno vide la realizzazione del sogno degli umanisti. Erasmo da Rotterdam aveva scritto: “Vorrei che anche l’ultima donnetta potesse leggere il Vangelo”. – La traduzione propone una sorta di universo parallelo, un altro spazio e un altro tempo in cui il testo rivela altri possibili significati straordinari. Per questi significati, comunque, non ci sono parole, perché essi esistono nella intuitiva terra di nessuno fra la lingua dell’originale e la lingua del traduttore.

I proprietari di schiavi (come i dittatori, i tiranni, i monarchi assoluti e altri illeciti detentori del potere) erano fermamente convinti della potenza della parola scritta. Perciò imparare a leggere doveva essere proibito. Perciò la censura, sotto qualsiasi forma, è un corollario indispensabile del potere, e la storia della lettura, dai primi papiri a oggi, è illuminata dai roghi di libri. – Nel 1559 la Sacra Congregazione dell’Inquisizione romana aveva pubblicato il primo Indice dei libri proibiti, un elenco di opere che la Chiesa considerava pericolose per la fede e la morale cattolica. L’Indice uscì per l’ultima volta nel giugno 1966.

È impressionante pensare ai lunghi secoli precedenti l’invenzione degli occhiali. Fino al Quattrocento inoltrato gli occhiali furono un lusso. Dopo l’invenzione della stampa e la conseguente diffusione del libro, anche la richiesta di occhiali crebbe; perciò gli occhiali furono indissolubilmente associati all’intellettuale, al bibliotecario, allo studioso. È vivo ancora oggi il pregiudizio contro il lettore visto come un’astratta testa d’uovo, un fuggiasco dal mondo reale, un occhialuto sognatore che si reclude fra i libri.        bibliolondra

La lettura ha un suo simbolo iconografico. È una fotografia scattata nel 1940, durante i bombardamenti tedeschi di Londra.  Mostra le macerie di una biblioteca. Tre uomini sono ritti in piedi fra le rovine. Non stanno voltando le spalle alla guerra, non ignorano la distruzione. Non stanno cercando nei libri un’alternativa alla vita. Stanno tentando di resistere, di superare i tempi bui, di riaffermare il diritto di cercare una risposta, di capire: fra le macerie, sperando in quell’improvvisa, meravigliata intuizione che talvolta ci dà la lettura.

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