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183119-122718Tuzzi inanella, con bella erudizione e in ordine alfabetico, temi ed episodi del tutto distinti, nei quali il filo conduttore “libro” appare nei modi più diversi e originali. Alcuni esempi.

(Voce “Canevari”) Nel ‘500 apparve su legature in cuoio una placchetta raffigurante Apollo e Pegaso. Poteva rimanere una curiosità rinascimentale, ma nell’800 il conte Guglielmo Libri Carucci (proprio così: nomen omen) rilancia l’effigie di Apollo e Pegaso collegandola a Demetrio Canevari, medico personale di Urbano VII che fu papa solo dal 15 al 27 settembre 1590 (il cui primato dunque non fu scalzato neanche dal povero Giovanni Paolo I). Da allora il mondo dei bibliofili battezzò queste placchette come “le” Canevari, che divennero molto ricercate e di conseguenza spesso falsificate. Da noi ebbero anche onori sulle gazzette, perché nel 2012 il direttore della Biblioteca dei Girolamini di Napoli, saccheggiò le numerose copie di Canevari ivi custodite e pensò bene di regalarne una al senatore Marcello Dell’Utri. In ogni caso l’episodio delle Canevari, ormai pressoché scomparse dal mercato, sta a testimoniare l’importanza che già dal ‘500 acquista la legatura indipendentemente dai contenuti, per poi fiorire nel ‘600.

(Voce “Encyclopédie”) Dell’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences des arts et des métiers di Diderot e d’Alembert, il primo volume uscì nel 1751, l’ultimo nel 1772; in tutto 17 volumi in-folio di testo e 11 di tavole, per un insieme di 71.818 voci e 2.885 tavole. Nonostante drammatiche difficoltà (sospetti di eresia, messa all’indice dalla Chiesa, e persino il rogo), l’opera ebbe una diffusione notevole e costituì un cospicuo affare per tipografi e librai. Dall’editio princeps nacquero traduzioni, adattamenti e plagi a non finire; ma il più significativo risultato di vendite l’ottenne l’edizione in-quarto di Ginevra e Neuchâtel, realizzata fra il 1777 e il 1779 con 36 volumi di testo e 3 di tavole. L’impatto dell’Encyclopédie sul pensiero moderno fu enorme, e il suo successo commerciale fu un caso unico. La Chiesa continuò a combatterla; nel 1759 Clemente XII minacciò di scomunica tutti i possessori di una copia se non l’avessero fatta bruciare da un sacerdote; ma nello stesso anno si levavano alti prelati a chiedere moderazione, dimostrando che, a dispetto di una teocrazia massimalistica, la società stava ormai diventando “articolata”.

(Voce “Francoforte, Fiera del libro di”) Nel ‘500 Francoforte sul Meno si andò popolando di stampatori-librai; in allora il mestiere di libraio-editore veniva chiamato, con vocabolo greco, bibliopola. Francoforte aveva una solida tradizione di tipografi, incisori, correttori di bozze, legatori; era insomma una culla della nuova industria del libro a stampa. I tipografi-editori pubblicizzavano i loro prodotti, stampavano i loro cataloghi sulle pagine finali dei volumi, diffondevano la propria “marca”; e con questo attivismo professionale svolgevano un importante ruolo culturale. Nel 1574 l’umanista parigino Henri Estienne scrive il libello Francofordiense emporium, dove loda la fiera di Francoforte per i suoi scambi commerciali e intellettuali, e per la sua capacità di fare marketing. Già nel 1564 e poi nel 1568 si realizzarono cataloghi dei libri presentati alla Fiera, compresi i nomi degli editori; ogni libraio-editore cominciò a stampare cataloghi delle proprie opere esposte a Francoforte. Nel 1598 il Senato di Francoforte stampò direttamente il Catalogus universalis della “fiera”. Nel 1513 si pubblicarono in Germania meno di 100 titoli; dieci anni dopo se ne stampavano più di 1.000. Se si pensa che, per fornire alla biblioteca di Cosimo de’ Medici il Vecchio 200 manoscritti, Vespasiano da Bisticci impiegò 22 mesi e 45 copisti, si ha un’idea dell’impatto che la stampa a caratteri mobili ebbe sulla diffusione della cultura.

(Voce “Hypnerotomachia Poliphili”) Nato nel 1450, Aldo Manuzio fu tra i più grandi stampatori-editori del tempo; fra i suoi curatori e correttori di bozze ebbe Erasmo da Rotterdam e Pietro Bembo. Visse gli anni dei primi libri a stampa italiani. Nel 1489 si trasferisce a Venezia dove sono attive 151 tipografie e dove avviene più di un quarto della produzione di libri europea. Manuzio inventò il formato tascabile e il carattere corsivo; stampò prime edizioni di classici greci facendone creare i caratteri; grazie ai consigli del Bembo, impose la punteggiatura moderna, mentre prima esisteva solo il punto. Stampò il De rerum natura di Lucrezio, fortunosamente riscoperto da Poggio Bracciolini nel 1417. Ma la “aldina” più famosa rimarrà sempre l’Hypnerotomachia Poliphili, il combattimento amoroso di Polifilo in sogno, stampato nel dicembre 1499, di formato 316x207mm, con 234 carte e 172 xilografie. Vi appare anche il delfino attorto all’ancora che con il motto “festina lente” (affrettati lentamente) diventerà la marca tipografica più celebre nella storia della stampa.

Tuzzi chiude questo libro con un ottimo “Dizionario essenziale” che ogni bibliofilo dovrebbe conoscere a memoria.